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Recensione: sale per cinghiali Scrosel

Scrosel, il sale aromatizzato per la fidelizzazione della specie cinghiale, è un alimento minerale che si presenta come una miscela salina di colore blu, eccezionale per chi desidera fidelizzare i cinghiali ad un luogo prescelto.

 

 

 

 

Come si utilizza

 

Scrosel va sparso sul terreno, meglio se umido, dopo pochi giorni i cinghiali avranno creato spontaneamente una depressione nel terreno a furia di grufolare per assumere i minerali disciolti dalla pioggia . In breve  si creerà un motriglio frequentato assiduamente dai cinghiali, dove prima non c’era. La fidelizzazione dell’insoglio creato da scrosel è assicurata!

 

Può inoltre essere miscelato con granella di mais per aumentare il potere attrattivo della governa.

 

Guarda il video tutorial

 

 

I benefici per l’animale

 

Non può essere considerato come un foraggiamento in quanto non apporta alcun contributo energetico al suide selvatico che lo assume, ma agisce stimolando l’istinto innato dei cinghiali di grufolare nel fango alla ricerca di apporti minerali utili soprattutto nel cambio di muta. In effetti il sale è il primo fabbisogno da soddisfare, il prodotto Scrosel è a base di sale, arricchito di minerali e oligo-elementi.

 

 

Conclusioni

 

Scrosel è un supporto irrinunciabile per chi pratica la caccia di selezione al cinghiale o  per creare nuove governe nelle aziende faunistico venatorie senza violare il divieto di pasturazione di sostentamento sanzionato dalle vigenti disposizioni nazionali  in materia di gestione dei cinghiali selvatici e profilassi sanitaria della PSA.

 

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Identificazione fauna selvatica in ambito di gestione faunistica

La moderna gestione della fauna selvatica, intesa come attività volta a mettere in atto azioni per la protezione e l’incremento di singole specie di mammiferi o uccelli, oppure la legittimazione e la tracciabilità di singoli esemplari detenuti in cattività a scopo alimentare, di ripopolamento o come richiami vivi impone l’identificazione del singolo esemplare.

 

 

L’identificazione e la tracciabilità del singolo esemplare si impongono anche nel caso si tratti della spoglia di un singolo animale legalmente abbattuto durante l’attività venatoria o le attività di controllo numerico della fauna selvatica, come nel caso della caccia di selezione agli ungulati, la caccia alpina ai galliformi o nelle attività di contenimento numerico dei cinghiali.

Naturalmente i materiali impiegati per l’identificazione individuale di un determinato animale selvatico o della sua spoglia variano a seconda della specie e degli obiettivi che si vogliono perseguire con la sua marcatura. Per un intervento di reintroduzione di ungulati selvatici possono essere sufficienti delle marche auricolari colorate visibili a distanza con codice numerico sovraimpresso. Tutt’altro approccio necessita per l’identificazione di un richiamo vivo, possibile solo attraverso specifici anelli inamovibili conformi  per dimensione, diametro e caratteristiche alla vigente normativa in materia e agli indirizzi tecnici dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione ambientale. Diverso ancora il dispositivo per l’identificazione  e la legittimazione delle singole carcasse di ungulati selvatici, che consiste in un bracciale personalizzabile dall’Ente che lo ha in uso, inamovibile e inalterabile, da applicare al tendine di Achille della spoglia, provvisto di numerazione alfa-numerica e datazione da confermare staccando le tessere di giorno e mese corrispondenti. I dispositivi per la gestione della fauna selvatica omeoterma, che siano in grado di identificare permanentemente un esemplare vivo di fauna selvatica non solo devono conformarsi alle vigenti disposizioni in materia di protezione della medesima, devono altresì soddisfare i requisiti obbligatori per garantire il benessere dell’animale che è costretto a portarli.

 

Non meno deve essere il rigore per la legittimazione al possesso e al trasporto di spogli di animali abbattuti durante l’attività venatoria, sia essa di selezione, in braccata oppure durante le azioni di controllo numerico di specie invasive. Per soddisfare le esigenze di una moderna gestione faunistica  che giustamente richiede l’identificazione certa e tracciabile di singoli esemplari di fauna selvatica, Ziboni Tecnology ha messo a punto una gamma di prodotti inalterabili nel tempo, resistenti all’usura che la vita in ambiente naturale  o la cattività possono  causare e sopratutto conformi alle vigenti disposizioni in materia di benessere animale.

Analoga attenzione la Ziboni Tecnology ha riposto nella predisposione di fascette a datario inamovili e inalterabili in grado di documentare in qualsiasi condizione la legittimità del possesso di spoglie di esemplari di fauna selvatica provenienti da prelievi autorizzati.

 

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Fidelizzazione attrattiva e di sostentamento

Il Foraggiamento attrattivo della fauna selvatica, non deve essere in alcun modo confuso con il Foraggiamento di sostentamento di quest’ultima.

Il primo, oggi sdoganato anche dal mondo scientifico, ha il solo e unico scopo di attrarre il più elevato numero di esemplari di una determinata specie in luoghi nei quali, gli stessi, si rendano maggiormente visibili o quantomeno valutabile qualitativamente e quantitativamente la loro presenza in un dato territorio. Oppure, nel caso del cinghiale, allo scopo di  massimizzare il suo prelievo a scopo di contenimento.

 

 

Il secondo invece, generalmente osteggiato dal mondo scientifico, è criticabile per le ricadute negative sull’ecologia delle singole specie e per gli aspetti sanitari che può implicare.

Il Foraggiamento attrattivo ha dunque lo scopo di fidelizzare uno o più esemplari di una determinata specie ad un luogo facilmente osservabile dal ricercatore, dal cacciatore o dal naturalista che vuole verificare la loro presenza sul territorio agro-forestale  e renderli contattabili, ovviamente con opportuni accorgimenti, allo scopo accertarne la presenza e misurarne nel tempo la consistenza numerica attraverso censimenti standardizzati.

 

Il Foraggiamento attrattivo oggi può contare su una vasta gamma di prodotti generici o specie specifici che vanno dai diversi tipi di sale aromatizzato in grado di attrarre tutti gli ungulati selvatici , ma anche i piccoli predatori come la Faina, la Volpe, il Tasso e addirittura alcune specie di uccelli,  agli olii aromatizzanti  il mais, al catrame vegetale o addirittura ai ferormoni.

La fidelizzazione della fauna selvatica a determinati luoghi, oggi può essere efficacemente utilizzata per contenere la stessa in ambiti protetti o per contrastare la sua attrazione verso le coltivazioni in campo.

 

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Fototrappolaggio per il censimento faunistico

I tradizionali metodi di censimento faunistico e di monitoraggio delle popolazioni di fauna selvatica  basati sul conteggio a vista dei singoli esemplari o sugli indici di presenza, devono essere ulteriormente affinati per una maggiore precisione dei dati raccolti, sopratutto per quanto riguarda specie particolarmente elusive e/o di abitudini crepuscolari.

 

E’ il caso dei grandi e piccoli predatori selvatici o del cinghiale, la cui presenza è in costante espansione numerica e territoriale.

 

 

Per determinare in tempo reale la loro effettiva presenza in una determinata area e la loro consistenza numerica, non ci si può affidare a metodi di censimento tradizionali il cui risultato è troppo differito nel tempo o qualitativamente insufficiente a rendere possibile tempestive azioni gestionali a protezione o a contenimento numerico della specie bersaglio.

 

Il trappolaggio fotografico ha finalmente colmato le lacune che altri sistemi di accertamento quali-quantitativo  delle specie selvatiche a vita libera mostravano da tempo, l’utilizzo delle trappole fotografiche in ambito agro-forestale è passato dall’utilizzo amatoriale alla gestione ambientale e alla ricerca scientifica. Oggi gli Istituti di ricerca, gli Enti pubblici con competenze dirette in abito faunistico, gli Enti  gestori di Parchi, Riserve Naturali o gli organismi di gestione di CAC e ATC ai fini della gestione concreta del patrimonio faunistico e dalla previsione degli impatti di ogni singola specie sulle attività antropiche non possono prescindere dall’utilizzo di un efficace sistema di trappolaggio fotografico  in grado di assicurare, in tempo reale, le informazioni necessarie per assumere rapidamente decisioni gestionali. Ad esempio per la tutela di una nuova specie carnivora ( Lupo, Orso, Lince) o per la riduzione di specie invasive e di elevato impatto sulle attività produttive e la sanità degli allevamenti  ( Cinghiale, Nutria), oppure semplicemente per avvalorare i dati già raccolti con i metodi tradizionali di censimento ( Tutti gli Ungulati poligastrici, piccola selvaggina, Volpe ).

 

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I prodotti Ziboni a tutela della Starna Italica

Grande soddisfazione nell’essere stati di aiuto nel principale progetto di reintroduzione e salvaguardia  della Starna Italica in Italia.  La qualità  e la specificità dei nostri prodotti è stata nuovamente riconosciuta dagli operatori del settore che utilizzando  i nostri strumenti  hanno potuto raccoglie i primi positivi dati  sulla ripopolazione di certe aree e alla tutela della biodiversità. È questo il caso del progetto LIFE Perdix coordinato da ISPRA, in collaborazione con Carabinieri CUFAA, FIDC, FNC (France), Legambiente e Parco del Po, al quale abbiamo partecipato per la fornitura delle attrezzature. Ecco nel dettaglio di cosa si tratta e quali prodotti sono stati acquistati per il ripopolamento della Perdix perdix italica.

 

La Starna Italica: un esemplare da far rivivere

 

Perdix perdix italica è il nome scientifico della Starna Italica, un volatile camminatore di media taglia che fino alla metà del ‘900 viveva libero sugli Appennini e sulle Alpi, raggiungendo anche quota 1800 mslm. Negli ultimi anni del secolo scorso le popolazioni di Starna Italica si sono ridotte velocemente, tanto che la specie è stata dichiarata formalmente estinta in Natura.

Fortunatamente ne sono sopravvissuti alcuni esemplari negli allevamenti del Nord Italia e, grazie a loro, è stato possibile pianificare la ripopolazione della specie attraverso il progetto LIFE Predix.

 

Gli obiettivi del progetto LIFE Perdix

Il progetto LIFE Perdix, realizzato con il contributo dell’Unione Europea, ha come obiettivo il ripopolamento della Starna Italica partendo dai pochi esemplari disponibili in allevamento.

Nella Valle del Mezzano, a ridosso del Parco del Delta del Po, è stata individuata una zona umida, con un’importante presenza di fauna e flora, dove fino agli anni ’80 esistevano ancora circa 12000 esemplari di Starna Italica. È proprio qui, nel sito Natura 2000, che il progetto per il reinserimento della specie ha iniziato il re-ambientamento degli individui in Natura.

 

I prodotti utilizzati per la ripopolazione della Starna Italica

A supporto del progetto di recupero e conservazione della Starna Italica, la FIDC di Roma si è rivolta a noi per l’acquisto di attrezzature utili al pre-ambientamento degli individui dalla cattività agli ambienti naturali, tra cui:

 

Voliere di preambientamento

Si tratta di vere o proprie voliere o di mini-parchetti che creano un’area protetta, dove i volatili cresciuti in cattività possono abituarsi gradualmente agli ambienti naturali.

 

Recinti elettrificati

Con la stessa finalità dei mini-parchetti, i recinti elettrici di pre-ambientamento non sono coperti nella parte superiore e abituano gli animali a vivere in uno spazio ancora più libero (circa 10.000 mq), pur mentendoli in una zona controllata e protetta, grazie al sistema di reti elettrificate che ne

delinea il perimetro e li protegge dai predatori.

 

Mangiatoie e abbeveratoi

Attrezzature disponibili in dimensione variabile, mangiatoie e abbeveratoi sono fondamentali per permettere agli animali di trovare cibo senza doverlo procacciare in modo autonomo, migliorando le loro probabilità di sopravvivenza.

 

 

 

Sebbene il progetto sia solo all’inizio, i risultati non tardano ad arrivare e già in due occasioni sono state aperte le voliere di preambientamento, permettendo alle Starne Italiche di riottenere la loro indipendenza in Natura.

 

Per saperne di più, visita il sito del progetto Life Perdix.

 

Vuoi promuovere un progetto di ripopolazione faunistica nel tuo territorio?

Contattaci senza impegno e scopri come possiamo esserti d’aiuto

Le attrezzature per il recupero faunistico in ambito urbano

Non è raro che gli animali selvatici in cerca di cibo si allontanino dal loro ambiente e si addentrino nelle periferie delle nostre città, ma questo rappresenta un pericolo sia per gli animali che per i cittadini. Le luci, le case e i rumori delle aree abitate spaventano gli animali rendendoli aggressivi, mentre i cittadini che si ritrovano a tu per tu con un cinghiale, un cervo o una volpe spesso vanno in panico, mettendo a repentaglio la loro vita e quella della fauna.

Comuni ed enti territoriali sono responsabili della sicurezza sia degli animali che dei cittadini ed è per questo che necessitano di attrezzature professionali per catturare l’animale con facilità e rispetto. Scopriamo insieme quali sono le attrezzature di cui ogni ente incaricato del recupero faunistico in ambito urbano dovrebbe avere in dotazione.

RICORDA:

Se ti trovi a tu per tu con un animale selvatico, chiama subito il tuo comune o la guardia forestale e lascia che siano loro a catturarlo. Secondo la normativa vigente, solo personale autorizzato può gestire il recupero faunistico in ambito urbano.

 

 

Bastoni e frustoni

I bastoni e i frustoni sono indispensabili per catturare l’animale senza fargli del male.

bastoni per recupero fauna selvatica, infatti, sono dotati di un cavo in acciaio inox inguainato con il quale fermare l’animale. La presenza di un moschettone a rilascio rapido, e di una maniglia anti-strangolo nei modelli più professionali, immobilizza l’animale tutelando la sua salute ed evitando che, dimenandosi, possa farsi del male da solo.

guadini accalappiacani, invece, sono dotati di una speciale rete a maglia fine con la quale è possibile catturare animali di taglia piccola. Un automatismo permette di chiudere velocemente la rete per evitare che l’animale scappi e, anche in questo caso, la struttura dell’attrezzatura evita che l’animale si faccia male durante le operazioni di cattura.

 

Reti di cattura

Le reti di cattura sono la soluzione migliore per immobilizzare animali di taglia medio/grossa o recuperare animali piccoli particolarmente spaventati ed agitati.

Si tratta di una rete molto simile a quella utilizzata per la cattura degli animali in aree verdi, ma invece di essere installata sui pali e delimitare un perimetro, viene lanciata sull’animale per immobilizzarlo. La struttura della rete è resistente, ma al contempo molto morbida e, grazie al sistema ad insacco, ferma l’animale senza soffocarlo ed evita che si ferisca nel tentativo di liberarsi.

 

 

Kit trasportini

Una volta catturati gli animali, i referenti degli enti territoriali si occupano anche del loro trasporto presso zone protette o presso strutture per il controllo della loro salute. Oltre ai sistemi di cattura, quindi, è necessario avere anche di kit trasportini per fauna selvatica: speciali casse in compensato marino dotate di fori, che permettono all’animale di respirare durante il trasporto, e di maniglie in metallo, che ne facilitano il sollevamento.

Le dimensioni dei trasportini per fauna selvatica sono commisurate alle dimensioni dell’animale, per garantire un trasporto sicuro senza confinarlo in uno spazio angusto.

 

 

Sei un ente autorizzato e hai bisogno di attrezzature per il recupero faunistico in ambito urbano?

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Come difendersi dai cinghiali: le soluzioni per gli agricoltori

Se sei un agricoltore sai già di che problema stiamo parlando. La popolazione dei cinghiali in Italia è aumentata negli anni, con gravi conseguenze per i raccolti, ma anche per la sicurezza di cose e persone. I cinghiali attuali, frutto di incroci tra diverse specie, sono longevi, partoriscono un numero maggiore di piccoli e sono più grandi rispetto a quelli che si potevano trovare nei nostri boschi cinquant’anni fa. Sebbene gli ungulati siano un specie soggetta a piani di prelievo autorizzati, quindi, è necessario trovare delle soluzioni per contenerli e allontanarli dalle zone coltivate e/o abitate.

Per allontanare i cinghiali esistono tre diversi tipi di dissuasori che non necessitano di particolari permessi e possono essere installati pressoché ovunque. Vediamoli nel dettaglio.

 

Dissuasori visivi per ungulati

dissuasori visivi sono elementi dai colori forti che vengono posizionati lungo il perimetro dei campi coltivati o attorno alle abitazioni. Sono molto efficaci contro gli uccelli, che vedono questi elementi, ma non riescono ad identificarli, e per questo non si avvicinano all’area.

Per gli ungulati i dissuasori visivi propriamente detti non sono molto utilizzati, perché il cinghiale non distingue i colori e fatica a notare elementi di disturbo nel suo raggio visivo. In genere per questa specie si preferisce l’utilizzo di reti metalliche, recinzioni elettrificate e dissuasori luminosi combinati a dissuasori sonori, che oltre ad emettere suoni, creano fasci di luce in grado di spaventare quasi tutti gli animali selvatici.

 

Dissuasori sonori e luminosi per animali selvatici

Per l’allontanamento di cinghiali, ma anche di altri animali selvatici, una delle due soluzioni più efficaci è l’uso di dissuasori sonori e luminosi. Questi dispositivi spaventano gli animali riproducendo forti rumori tipici delle zone abitate e li convincono ad allontanarsi. Grazie ad un rilevatore ad infrarossi si azionano al passaggio dell’animale e riproducono ad alto volume voci, allarmi, spari, abbaiare di cani, rombi di auto,… La struttura di questi sistemi, come ad esempio il modello IDS Alarm, è a tenuta stagna , resiste agli urti. Inoltre è autoalimentato attraverso una batteria ricaricabile o con l’ausilio di un piccolo pannello fotovoltaico che può essere aggiunto al dissuasore.

Dissuasori olfattivi per ungulati

Un’altra tipologia di dissuasori efficaci per l’allontanamento degli ungulati è di tipo olfattivo. I dissuasori olfattivi per cinghiali sono composti da un liquido odoroso, come il SAPU 2010, che, diluito in acqua viene sparso sui tronchi degli alberi attorno alla zona da proteggere. In alternativa è possibile anche posizionare un semplice dispenser in plastica con un panno imbevuto di SAPU 2010 nella zona. L’odore emanato da questa soluzione è molto fastidioso per gli animali e li tiene lontani dai raccolti e dalle aree abitate senza spaventarli. A differenza dei dissuasori sonori, però, i dissuasori olfattivi devono essere continuamente posati, perché l’odore tende a scomparire dopo circa 2/3 settimane.

 

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Fototrappole: la soluzione all’abbandono dei rifiuti

Molte città italiane devono fare i conti ogni giorno con l’abbandono rifiuti nei parchi e nelle aree meno trafficate. L’inciviltà di alcuni cittadini, oltre a deturpare il paesaggio, rappresenta un pericolo per i piccoli animali, che potrebbero ferirsi cercando cibo tra i rifiuti abbandonati, ma anche per il terreno, che potrebbe assorbire sostanze pericolose. Come risolvere questo spinoso problema? Con le fototrappole per la lettura targhe! Ecco come funzionano e che vantaggi offrono.

 

 

Fototrappole per la lettura delle targhe

Le fototrappole sono conosciute per lo più come strumento di rilevazione faunistica. Grazie alla loro installazione è infatti possibile rilevare la presenza di corpi caldi e il loro comportamento sia nelle ore diurne che durante la notte.

 

Se vuoi saperne di più sulle fototrappole ad uso faunistico, leggi l’articolo “Fototrappole: le caratteristiche di un sistema professionale”.

 

Oltre alle fototrappole tradizionali, però, esiste anche una particolare tipologia che riesce a rilevare le targhe delle auto. Un esempio è la fototrappola TRAP CAR capace di fotografare in modo nitido sia le targhe di veicoli fermi che le targhe in movimento grazie alla doppia ottica fotografica.

 

Come si utilizzano le fototrappole per l’abbandono rifiuti

L’installazione delle fototrappole contro l’abbandono rifiuti segue le stesse procedure utilizzate per le fototrappole faunistiche:

 

1- Individua la zona da monitorare

Le fototrappole per l’abbandono rifiuti vengono generalmente installate su un albero o su un cartello stradale nelle vicinanze del luogo in cui vengono ritrovati rifiuti domestici e rifiuti ingombranti. Nella scelta del luogo di installazione è importante assicurarsi che la fototrappola sia nascosta e protetta nel suo contenitore antifurto per evitare manomissioni, ma al contempo è necessario verificare che sia in grado di inquadrare l’intera zona.

 

2- Configura la fototrappola

Dopo l’installazione della fototrappola è necessario impostarla, affinché le registrazioni siano corrette. La configurazione prevede il settaggio della data e dell’ora di registrazione, ma anche la scelta di effettuare video o foto, e la modalità di registrazione, come ad esempio video in time lapse, scatti diurni, scatti notturni,…

 

3- Imposta l’invio delle riprese

Molte fototrappole sono progettate per l’invio delle immagini ad account email prefissati. Prima di accendere la fototrappola per targhe, è importante settare anche la modalità di invio delle riprese, così che, ad ogni targa rilevata, venga inviato in automatico un video o una foto via email.  L’invio delle riprese può avvenire in tempo reale o secondo lassi di tempo predefiniti, ad esempio a cadenza giornaliera.

 

Le fototrappole Trap Car sono dotate di batterie a lunga durata e di una schedina SD che memorizza le immagini foto/video visualizzabili dagli enti preposti.

 

 

I vantaggi di una fototrappola per l’abbandono rifiuti

Grazie alle fototrappole per la lettura delle targhe, è possibile identificare  facilmente chi era alla guida di un’auto o di un furgone che ha scaricato rifiuti in una determinata zona, ma non solo.

La presenza di fototrappole per il controllo targhe rappresenta anche un ottimo deterrente ed evita che i cittadini si sentano autorizzati a scaricare rifiuti fuori dalle aree predisposte. Una soluzione che non combatte di certo l’inciviltà, ma aiuta a contenerne i danni per la salute di tutti, animali, persone e paesaggio.

 

Proteggi il territorio dall’inciviltà!

 

Contattaci per maggiori informazioni sulle fototrappole contro l’abbandono rifiuti

Trappole per nutrie: 3 modelli a confronto

Originarie del Sud America, le nutrie sono piccoli roditori che vivono in zone semi-acquatiche.  Sono state importate in Europa all’inizio del ‘900 come “materia prima” per il settore delle pellicce. Successivamente sono state liberate in Natura, ma, grazie alla loro grande capacità di adattamento, sono riuscite a colonizzare in breve tempo le sponde dei fiumi e le zone più umide.

Si riproducono in fretta e sono molto voraci. Si nutrono per lo più di fauna acquatica e di mais, patate ed ortaggi, per questo rappresentano un grosso problema sia per l’ecosistema che per l’agricoltura.

 

 

I Piani di controllo delle nutrie in Italia

In Italia sono presenti soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro. Sono considerate una specie protetta e non possono essere cacciate dai singoli cittadini. Secondo la legge 157/92 solo le Regioni e gli enti territoriali sono autorizzati a cacciare le nutrie e a predisporre piani di contenimento che rispettano le esigenze dei singoli animali.

L’eradicazione delle nutrie può essere effettuata da operatori autorizzati con gabbie di dimensioni adeguate, che garantiscano il movimento dell’animale e non lo comprimono inutilmente. L’innesco e le caratteristiche della gabbia variano da modello a modello. Vediamo insieme le tre tipologie di gabbie più comuni.

 

Gabbia ad esca per nutrie

Le gabbie per nutrie con esca sono dotate di un uncino dove viene messo del cibo. Quando la nutria si avvicina per prenderlo, lo sportello di ingresso si chiude e intrappola l’animale. Un esempio delle gabbie ad esca è rappresentato dalla gabbia per nutrie modello Veneto, realizzata in rete metallica zincata e di colore verde, per meglio mimetizzarsi con l’ambiente. Oltre all’uncino la gabbia Veneto ha anche un sistema di scatto a pedana ed è dotata di maniglie per il trasporto che agevolano gli operatori durante le operazioni di trasporto.

 

Gabbie per nutrie a pedana

All’interno delle gabbie a pedana è presente una piastra in metallo che aziona il meccanismo di chiusura quando l’animale ci sale sopra. Un esempio di gabbia a pedana è la gabbia per nutrie JOLLY TRAP ad un’entrata, realizzata con un unico corpo in rete metallica zincata per impedire alle nutrie di rompere la struttura e scappare. Anche in questo caso la gabbia è dotata di maniglie per il trasporto con protezione per gli operatori e di una piastrina matricolare identificativa conforme all’attuale normativa per la cattura della fauna selvatica.

 

Gabbie per nutrie a due entrate

Le gabbie a due entrate possono azionarsi ad uncino o a pedana. Noi preferiamo il modello JOLLY TRAP, una gabbia per nutrie a doppia entrata con azionamento a pedana. La sua struttura è robusta come quella del modello JOLLY TRAP a un’entrata, ma la pedana in lamiera è posta in posizione centrale e la gabbia è aperta su entrambi i lati corti. Il congegno di scatto viene facilmente innescato da un solo operatore e, una volta azionato, chiude le due robuste porte con una rotazione contemporanea che permette di catturare facilmente e in modo sicuro gli animali.

 

Le dimensioni delle gabbie per nutrie

Le tre gabbie appena descritte hanno una lunghezza compresa tra 85/110 cm, un’altezza di 35/40 cm e una larghezza di 38/39 cm. Queste dimensioni sono adatte a catturare l’animale garantendone il movimento e l’incolumità. Inoltre, rispondono ai requisiti necessari per garantire la necessaria sicurezza all’operatore.

 

Vuoi contenere la popolazione di nutrie nella tua zona?

Contatta gli organi di competenza e chiedi come far parte di  un piano di contenimento.

 

Sul nostro sito sono disponibili tutte le attrezzature necessarie a catturare le nutrie, ma solo gli enti autorizzati possono procedere con l’acquisto.

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Fari per censimenti notturni: come scegliere quello giusto

Il metodo di censimento più utilizzato è quello dei censimenti notturni con faro su percorso lineare, ma per ottenere risultati deve essere effettuato con una strumentazione adatta, che tenga conto delle variabili di una rilevazione al buio. Ecco quali aspetti considerare e quali sono i fari più adatti ai censimenti faunistici notturni.

 

 

–          La fuga degli animali

Durante un censimento notturno su un percorso lineare, gli animali possono scappare all’arrivo dell’operatore. Per evitare la fuga, è consigliato effettuare le rilevazioni in auto e utilizzare fari ad alta luminosità, che riescono ad illuminare lunghe distanze senza disturbare gli animali.

I fari per censimenti notturni permettono di individuare facilmente gli animali grazie al riflesso degli occhi e possono essere utilizzati anche in aree aperte, mentre i censimenti diurni devono essere effettuati in aree boschive per evitare la fuga degli animali alla vista dell’operatore.

–          I lati del percorso

I censimenti notturni effettuati su percorso lineare attraversano il territorio e gli animali si possono trovare sia sul lato destro che sul lato sinistro del tracciato. Per effettuare un censimento più accurato, quindi, è necessario scegliere fari manovrabili a mano, che possono essere spostati facilmente per illuminare in modo omogeneo entrambi i lati del percorso.

 

–          L’alimentazione dei fari

I fari per censimenti notturni ad alta luminosità hanno bisogno di energia, per questo nell’acquisto della strumentazione è importante valutare il tipo di alimentazione necessaria. Sul mercato esistono due tipologie di fari per censimenti notturni:

 

1.      Fari collegati all’accendisigari

Sono la tipologia più comune. Grazie al collegamento con la batteria del mezzo di trasporto utilizzato durante il censimento, questi fari sono molti potenti e hanno un’alimentazione costante, permettendo di illuminare lunghi tratti anche per l’intera notte senza diminuire la loro luminosità.

2.      Fari per censimenti a batteria

Fino a qualche anno fa, i fari a batteria non garantivano una durata adeguata. Oggi invece, grazie all’innovazione tecnologica, i più moderni fari a batteria permettono di illuminare intere zone per 4/5 ore e sono più leggeri e maneggevoli, per questo rappresentano un’ottima alternativa ai fari collegati all’accendisigari.

 

All’interno di queste macro-categorie ci sono poi kit accessori che permettono di ottimizzare al meglio sia una tipologia di fari che l’altra. Ad esempio, per i fari con filo è possibile utilizzare un kit di alimentazione con batteria a tracolla, mentre per i fari a batteria è possibile acquistare batterie aggiuntive. La scelta di una tipologia piuttosto che un’altra dipende dal tipo di censimento che si vuole effettuare, dalla luminosità necessaria, dalla praticità degli strumenti. Prima di acquistare un faro per censimenti notturni, quindi, è bene richiedere il supporto di un esperto che conosca nel dettaglio sia i fari con cavo che i fari a batteria e sappia consigliare quello più adatto.

 

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Contatta i tecnici di Ziboni Technology e fatti aiutare nella scelta della soluzione più adatta alle tue esigenze.

 

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I nostri migliori progetti del 2020

Sebbene il 2020 sia stato un anno complesso sotto molti aspetti, Ziboni Technology ha continuato nella sua missione di fornire a parchi ed enti pubblici soluzioni efficaci per il contenimento e la gestione della fauna selvatica. Sono tanti i progetti che abbiamo avuto l’onore di seguire negli ultimi 12 mesi, e tra tutti abbiamo deciso di parlarvi di due casi studio che hanno permesso la riabilitazione di animali feriti nella città di Torino e la ricerca faunistica sui lupi degli Appennini. Eccoli nel dettaglio.

 

 

Riabilitazione degli animali feriti

In collaborazione con l’Oasi veterinaria Università di Torino

 

Dal 2020 il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino, sotto il coordinamento del prof. Quaranta, si è fatto carico della gestione dell’Oasi per la riabilitazione degli animali selvatici feriti con il supporto dei sanitari del CANC – Centro Animali non Convenzionali di Grugilasco, nell’ambito del progetto “Salviamoli insieme”[rif]. Ogni anno, nella città di Torino, oltre 3000 animali selvatici vengono ritrovati in situazioni di difficoltà da privati cittadini o da agenti faunistici e vengono curati al fine di mantenere viva la fauna autoctona del territorio. Visto il numero crescente di ritrovamenti, l’Università di Torino ha deciso di acquistare nuove voliere per rapaci e piccoli mammiferi, recinti per carnivori e box per rapaci, e ha scelto la qualità dei prodotti Ziboni Technology per essere certa di avere strutture solide per il contenimento degli animali che, al contempo, ne garantiscono il giusto spazio di movimento.

 

Per l’università di Torino, oltre alla fornitura di voliere, box e recinti, ci siamo occupati personalmente anche della progettazione e dell’installazione, garantendo un montaggio veloce, ma soprattutto preciso e accurato.

 

Ricerca scientifica sul lupo degli Appennini

In collaborazione con il Parco Gran Sasso e Monti della Laga

 

Negli ultimi due secoli il lupo è stato vittima di una spietata persecuzione da parte dell’uomo. Dopo essere stato uno dei principali animali delle montagne italiane, alla fine degli anni ’70 si stima che gli esemplari si fossero ridotti a solo un centinaio, rendendo necessaria una serie di progetti atti a preservarne la specie.

Nel 2015 è nato il progetto M.I.R.CO-Lupo – Minimizzare l’impatto del Randagismo canino sulla Conservazione del Lupo in Italia, che coinvolge il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, Il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, Il Corpo Forestale dello Stato, la società Carsa Edizioni e Comunicazione di Pescara e l’associazione non profit Istituto di Ecologia Applicata di Roma.

Obiettivo del progetto è salvaguardare l’identità genetica del lupo, evitando la sua ibridazione con i cani vaganti, e potenziare il controllo di attività illegali, come bracconaggio e presenza di veleno sul territorio. Per far questo, il Parco Gran Sasso e Monti della Laga ha scelto di dotare i lupi con collari GPS della Ziboni Technology collegati a sistemi di tracciamento efficaci per il controllo della fauna selvatica sul territorio.

 

 

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Fototrappole: le caratteristiche di un sistema professionale

Nei parchi faunistici il monitoraggio degli animali è fondamentale per avere la percezione reale delle comunità presenti sul territorio, ma anche per verificare il loro stato di salute ed effettuare studi sul comportamento delle singole specie. Sebbene i sistemi di fototrappolaggio possano essere acquistati anche da privati cittadini senza bisogno di particolari autorizzazioni, enti e associazioni hanno bisogno di effettuare riprese con strumentazioni adeguate ad ottenere gli obiettivi che si sono prefissati. Ecco i criteri da considerare quando si vuole acquistare una fototrappola professionale per il monitoraggio faunistico:

 

 

Resistenza agli agenti atmosferici

Le fototrappole installate all’interno dei parchi sono soggette a pioggia e gelo, per questo devono essere progettate specificatamente per usi esterni di monitoraggio faunistico e garantire un’elevata resistenza all’umidità e agli sbalzi di temperatura.

 

Qualità delle immagini

Rispetto ad un sistema amatoriale, una fototrappola professionale deve garantire riprese video e fotografie di alta qualità anche durante gli orari notturni, per questo deve essere dotata di lenti specifiche e flash invisibili che non spaventano gli animali. Inoltre, le fototrappole di qualità sono dotate anche di sensori audio che permettono la registrazione dei suoni oltre che delle immagini.

 

Rilevazione di calore

Le fototrappole hanno sensori di rilevazione di movimento che si azionano quando rilevano la presenza dell’animale grazie al calore rilasciato dal corpo. Grazie ad una sensibilità elevata, le fototrappole professionali sono in grado di rilevare la presenza anche di piccoli esemplari che spesso passano inosservati alle fototrappole amatoriali.

 

Funzionalità risparmio energetico

Le fototrappole professionali vengono installate all’interno dei parchi per periodi di tempo piuttosto lunghi, per questo devono prevedere modalità di risparmio energetico che assicurino una maggiore durata delle batterie, oppure devono essere predisposte per un’alimentazione esterna – anche se in questo caso bisogna predisporre un’adeguata rete elettrica all’interno del parco.

L’assistenza per fototrappole

L’assistenza è un dettaglio che non va mai sottovalutato quando si vuole acquistare una fototrappola professionale, in quando anche i sistemi più sofisticati possono aver bisogno di riparazioni o interventi di riprogrammazione, per questo è importante affidarsi ad aziende specializzate che oltre a rivedere le apparecchiature offrono un servizio di assistenza veloce e accurato.

 

 

Le fototrappole scelte da Ziboni

Ziboni è stata una delle prime aziende italiane a trattare sistemi di fototrappolaggio alla fine degli anni ’90. Forte della sua esperienza nel campo delle attrezzature per la tutela della fauna selvatica e alle conoscenze tecniche nell’ambito video/fotografico, oggi propone ad enti e privati fototrappole professionali che permettono rilevazioni foto e video di alta qualità, e si occupa personalmente del servizio di riparazione e programmazione delle fototrappole per assicurare rilevazioni ancora più accurate.

I diversi modelli disponibili presso la Ziboni Technology differiscono per dimensione, capacità di rilevazione e ampiezza. Si parte da sistemi piccoli, come la fototrappola IDS 526 che rileva animali fino a 20 metri di distanza e ha una dimensione di 140x108x76 mm, a sistemi più strutturati, come la SCOUT HD CAM, che rileva animali fino a 25 metri di distanza, o la IR PLUS 100°, che ha un’ampiezza di rilevazione di 100°, ma tutti i sistemi di fototrappolaggio venduti da Ziboni sono assicurati per offrire riprese di alta qualità anche in condizioni di visibilità scarsa, come accade nelle ore notturne.

 

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